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180 | Capitolo XIII. |
snelle, colle penne nere, che hanno un volo rapidissimo e leggiero e tengono costantemente le ali aperte senza muoverle.
Di tratto in tratto qualche stormo di quebranthuesos, meglio conosciuti dai marinai col nome di rompitori d’ossa, calava pure attorno alla nave, volteggiando specialmente sopra la scìa per dare addosso ai pesci che erano portati a galla dal ribollimento dell’acqua.
Era uno spettacolo divertente il vedere quei grossi volatili tutti neri, che sono i più formidabili pescatori dei mari del Sud, precipitarsi con rapidità fulminea fra le onde, tuffare il becco robusto e acutissimo ed innalzarsi portando con sè dei grossi pesci che poi, con un brusco movimento, inghiottivano d’un colpo solo, senza aver bisogno di appoggiarsi in alcun luogo.
Miravano sopratutto ai pesci volanti che di quando in quando balzavano fuori dall’acqua per sfuggire probabilmente gli attacchi delle dorate, loro nemiche accanite. Infatti se ne vedevano non poche avvoltolarsi nella scìa, mostrando quelle loro splendide tinte azzurre o gialle con gradazioni delicatissime che, per uno strano caso, perdono quando sono moribonde, diventando invece grigio scuri.
— Che brutta costa! — disse il signor Lopez, che guardava con un cannocchiale i frastagli della Terra del Fuoco, come se avesse sperato di trovare là dentro il carcame della Rosita. — Non ne ho mai veduta una eguale in tutta l’America del Sud. Se la nave di Alonzo è stata spinta fin qui, non troveremo nemmeno un pezzo di rottame. Sarà tutta così?
— Press’a poco, signor Lopez, — disse Piotre che si era fermato dietro di lui e dietro Mariquita, la quale pure stava guardando verso la Terra del Fuoco.