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116 i naufraghi dello spitzberg


in prospettiva la fame, essendo la capanna quasi sprovvista di viveri, ed un furioso assalto.

«Intanto le belve continuavano a ronzare attorno alla nostra dimora, emettendo sordi urli. Le loro formidabili unghie stridevano sulla neve gelata e di quando in quando intaccavano le pareti di legno, cercando di aprirsi un passaggio.

«Per un’ora gli assedianti s’accontentarono di girare e rigirare, poi non li udimmo più. Ci nacque allora il sospetto che cercassero di scavare una galleria.

«Passammo parecchie ore in angosciosa aspettativa. Era scesa la nebbia e l’oscurità era diventata profonda, quando Wicke mi disse:

– Presto, alzatevi e coraggio. Stiamo per venir assaliti.

«Aveva udito un sordo rumore che veniva dalla parete destra. Pareva che qualcuno grattasse la terra, cercando di passare sotto i pali della capanna.

«Non vi era da ingannarsi. Gli orsi avevano scavata una galleria e stavano per sollevare il pavimento di neve battuta.

«Afferrammo i ramponi e le scuri e ci tenemmo pronti a difenderci disperatamente. Ad un tratto mi sentii mancare il terreno sotto i piedi ed una parte del pavimento crollò, mentre due pali si spostavano.

«Udii un ruggito da far gelare il sangue all’uomo più intrepido, ed in mezzo ai rottami vidi apparire la testaccia d’un orso coperta di neve e di frammenti di ghiaccio.

«Il danese era rimasto in piedi mentre io ero caduto. Lo vidi alzare la scure e abbassarla con rapidità fulminea.

«Udii un colpo sordo, come s’infrangesse qualche cosa di duro, poi un rauco urlo e sentii delle gocce di materia calda balzarmi in viso.