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150 | i cacciatori di foche della baia di baffin |
ma perdendo parte delle loro provviste e perfino le armi da fuoco. Su quel nuovo banco continuarono la discesa verso il sud, fra mille sofferenze e sempre alle prese colla fame.
Il 29 aprile una nave fu scorta. Fecero segnali, gridarono, ma non furono veduti.
Ormai avevano perduto ogni speranza e si erano rassegnati a morire, quando ne videro un’altra.
Era la Tigresse, comandata dal capitano Bartlett e quei poveri marinai, dopo essere rimasti centonovantasette giorni prigionieri sui due banchi, vennero salvati e condotti a San Giovanni di Terranuova.
– Tutti? chiesero i marinai.
– Tutti, rispose mastro Tyndhall.
– Ecco degli uomini fortunati, disse Grinnell.
– Ma il Polaris? chiese Charchot. Si è salvato od è andato a picco?...
– Ecco quello che noi cercheremo di chiarire, rispose Tyndhall.
– Noi! esclamarono i marinai, con stupore.
– Noi, ragazzi miei. Il governo dell’Unione, impressionato della mancanza di notizie del Polaris, appena fu informato dell’odissea del luogotenente Tyson e dei suoi compagni, ha fatto appello ai cacciatori di foche della baia di Baffin per fare delle ricerche verso le coste di Baffin, la penisola di Cumberland e nello stretto di Lancaster, non badando a spese.
Il governatore danese di Discko ci ha chiamati tutti per cercare d’indurci a partire, ma nessun mastro ha voluto accettare, essendo ormai la stagione troppo avanzata per avventurarsi attraverso i banchi di ghiaccio della baia.
– E voi invece avete accettato? chiesero i marinai.