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176 i cacciatori di foche della baia di baffin


La scialuppa fu subito messa in acqua e il mastro vi prese posto assieme a tre compagni. Si era armato di due fucili da caccia a doppia canna e si era munito di parecchie cariche di pallottole.

Le urie non si erano affatto spaventate per la comparsa della piccola nave. Volavano a milioni passando sopra il capo dei marinai, schiamazzando a piena gola, inseguendosi, precipitandosi in acqua o innalzandosi fino sulle più alte coste.

Un grande numero nidificava sugli ice-bergs, assieme a parecchie strolaghe ed a non poche oche bernide.

La scialuppa, abbandonata la nave, filò lungo gli ice-bergs e si diresse verso un punto della costa ove si vedeva una profonda spaccatura, un antico letto di qualche torrente, pel quale si poteva salire.

Mastro Tyndhall e Charchot aprirono il fuoco facendo piovere attorno alla baleniera intere dozzine di uccelli, senza che i superstiti si spaventassero troppo per quelle stragi e quelle fragorose detonazioni.

Bastarono poche scariche per assicurarsi la cena per parecchi giorni.

– Vi sarebbe qui da nutrire, e per parecchie settimane, l’intera popolazione di Discko disse Charchot. Che non conoscano la potenza delle armi da fuoco, questi volatili?

– È probabile rispose Tyndhall. I pochi balenieri che si mostrano su queste spiagge hanno ben altro da fare che di occuparsi delle urie e gli esquimesi che vengono qui a cacciare, durante la buona stagione, non posseggono fucili.

– Mastro Tyndhall, se la continua così, le provviste della Shannon non scemeranno mai.

– È vero, Charchot, senza contare che cibandoci di carne fresca terremo lontano lo scorbuto. Ma la cattiva