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capitolo ix — il naufragio 201


Il grande banco, che la tempesta aveva spinto contro il colosso polare con una velocità notevole, oscillò malgrado la sua massa enorme e la sua grande estensione, poi si fendette in venti luoghi, lasciando il passo alle acque del mare.

I naufraghi della Shannon, che si erano aggrappati ai bordi della baleniera, si sentirono mancare il ghiaccio sotto i piedi, essendosi il banco aperto proprio presso di loro.

Ebbero appena il tempo di aggrapparsi ai margini della fenditura, ma non tutti, poichè quando si contarono, mancavano un uomo ed il cane.

– Chi manca?... chiese Tyndhall, con voce strozzata.

– Grinnell!... gridò Charchot.

– Mille fulmini!... Grinnell!... Grinnell!...

In lontananza si udirono echeggiare i latrati di Fox, ma subito si spensero. Il banco tuonava sempre e le onde disperdevano i suoi pezzi muggendo orribilmente, intanto che dall’alto dell’ice-berg piombavano in mare massi enormi i quali si inabissavano con grande fragore.

– Grinnell!... Fox!... ripetè Tyndhall con voce tuonante.

In mezzo a tutto quel fracasso parve al mastro di udire una voce umana che si allontanava verso l’ovest.

– Grinnell!... ripetè ancora, con tutta la forza dei suoi polmoni.

Nessuno più rispose, nè i latrati di Fox, nè la voce del disgraziato marinaio.

Si spinse proprio sul margine del ghiaccio col pericolo di venire strappato dalle onde e guardò verso l’ovest, ma il nebbione scendeva allora sul mare con grande rapidità, nascondendo ogni cosa.

– Anche la nebbia congiura contro di noi! urlò, tendendo le pugna. Oh!... Ma io lo salverò!