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Pagina:Salgari - Nel paese dei ghiacci.djvu/236

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206 i cacciatori di foche della baia di baffin


– Lo so, mastro!... Ah!... Guardate!... È la costa che ci sorge dinanzi!...

Tyndhall guardò nella direzione che Carchot gli indicava e scorse, attraverso alla nebbia che il vento lacerava, un’alta costa che biancheggiava verso l’ovest a meno di un miglio.

– Sì, è la Terra di Baffin! esclamò. Il nostro banco si è saldato ai ghiacci delle spiagge.

– Sì, mastro, vedo i banchi che si stendono lungo la costa.

– Andiamo a narrare ai nostri poveri compagni la buona notizia.

Stavano per ritornare verso la scialuppa, quando fra i fischi del vento e le urla delle onde, udirono dei latrati sonori.

– Hai udito? chiese Tyndhall, stringendo le braccia di Charchot.

– Sì, mastro, rispose il marinaio, arrestandosi.

– È Fox!

– Sì, è il cane di Terranuova.

– Che ci sia anche Grinnell con lui?

– Bisogna andarlo a cercare, mastro.

– Vieni, Charchot.

Quantunque il nebbione fosse tornato fitto e la neve cadesse turbinando, il mastro ed il marinaio si slanciarono innanzi, dirigendosi verso i banchi che si stendevano in direzione della costa.

La via era tutt’altro che facile, perchè quei ghiacci che si erano accumulati contro la spiaggia non erano lisci, per di più avevano delle larghe fenditure entro cui si udiva l’acqua muggire e rimuggire.

Vi era anche il pericolo di smarrirsi fra quella caligine, ma fortunatamente i latrati del cane bastavano a guidarli.