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230 i cacciatori di foche della baia di baffin


forze esauste e permise a loro di riprendere l’interminabile marcia attraverso il deserto di neve. Erano però gli ultimi sforzi. La sera del 18, completamente sfiniti, si arrestavano sulle sponde d’un profondo fiord, nell’assoluta impossibilità di reggersi in piedi.

A mezzodì avevano divorato l’ultimo loro pezzo di foca e non possedevano che un pugno di pemmican, gelosamente conservato fino allora.

– Mastro, disse Charchot, dopo d’aver rizzata la tenda. La situazione nostra minaccia di diventare disperata. Cosa decidete di fare?...

– Lo sapete: di andare innanzi a qualunque costo. Chi si ferma qui è uomo morto, rispose Tyndhall.

– Ma non ne possiamo più, mastro, disse Grinnell.

– Bisogna fare uno sforzo disperato e giungere al deposito dei balenieri. Fra qualche giorno il sole scomparirà ed il terribile inverno polare piomberà su queste coste e guai a coloro che si troveranno senza ricovero.

– Udiamo, mastro, riprese Charchot. Credete che sia ancora molto lontano quel deposito?

– Credo che sia vicino. Ho esaminata la costa ieri sera e mi parve di averla riconosciuta. Io sono certo di non essere molto lontano dalla baia di Home.

– Ma non abbiamo più viveri, mastro.

– Ci fermeremo qui ventiquattro ore e cercheremo di rinnovare le nostre provviste. Dall’alto della costa ho scorto anche stamane delle foche e dei trichechi, che si godevano il sole sdraiati sui banchi di ghiaccio. Domani ci metteremo tutti in caccia e spero che cattureremo qualcuno di quegli animali. Se poi...

Un furioso latrare di Fox gli ruppe la frase.

– Oh! esclamò. Che Fox abbia scovato qualche capo di selvaggina? Accorriamo, amici!...