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58 | i naufraghi dello spitzberg |
giava una bandiera norvegiana che il vento polare sbatteva vivamente.
– L’Eis-fiord!... – gridò Tompson. – Marinai, i vostri camerati sono là!... Andiamo a salvarli!...
Un urlo immenso irruppe dai petti dei norvegiani:
– Viva il nostro capitano!... Alla costa!... Alla costa!...
Il baleniere aveva già prima osservato che il campo di ghiaccio si estendeva fino a trecento passi dai banchi che chiudevano l’entrata dell’Eis-fiord. Con pochi colpi di remo, si poteva attraversare quel braccio di mare e raggiungere l’isolotto e anche la spiaggia della grande isola.
Due imbarcazioni furono subito calate in acqua mettendovi dentro due slitte, viveri d’ogni specie, armi, vesti, coperte e andarono a sbarcare tutti quegli oggetti sul margine interno del wacke.
Le slitte furono tosto caricate e due squadre di marinai, attaccatisi alle corde, le trascinarono fino al canale.
Un’altra squadra aveva intanto issate le due scialuppe sul banco e le spingeva verso la spiaggia estrema, per poter trasbordare gli uomini scelti per la spedizione e tutto il carico.
Tompson, il professore e quindici marinai più robusti, dovevano attraversare il canale; gli altri dovevano rimanere a guardia della Torpa, sotto il comando dell’ice-master.
Il trasbordo sui banchi di ghiaccio dell’isola si effettuò rapidamente e senza incidenti, quantunque il mare fosse agitato e la neve continuasse a cadere così fitta, da non poter quasi più distinguere la costa.
Il sole, che aveva fatto una breve comparsa, erasi