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cap. xiv. — i cingalesi alla riscossa 207


Con mano di ferro la prese per la gola e con due colpi, vibrati colla rapidità del lampo, la gettò al suolo, squarciandogli il ventre.

— Che pugno solido! — esclamò il francese con ammirazione. — I miei complimenti, Amali. Nessuno avrebbe osato imitarvi.

— Se non l’uccidevo faceva qualche vittima — rispose il re dei pescatori di perle. — Ho tremato per Maduri.

— Giacchè è morto prendiamo possesso del tempio e riposiamoci. Peccato che manchi la cena.

— Domani andremo a cercare la colazione — disse Durga — I cervi ed i daini abbondano sempre nelle jungle.

— Prepariamoci i letti — disse Jean Baret. — Ho veduto presso questo tempio un banano che ci fornirà delle foglie fresche e profumate.

— E potrete dormire? — chiese Amali.

— Perchè no?

— Ed i cingalesi?

— Per questa notte ci lascieranno tranquilli. Per precauzione qualcuno veglierà a turno se avete qualche timore.

— Ne ho molti, Jean Baret. Sono i cani dei cingalesi che mi preoccupano. Finiranno per trovare le nostre tracce. Ah! Tacete!...

— Che cosa avete udito?

— Un lontano latrato.

— Sarà stato uno sciacallo.

— No, urla diverse.

— Mi seccherebbe assai che i cingalesi fossero già sulle nostre orme.