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220 sul mare delle perle

Nell’oscurità non si sono accorti che l’avevo sotto la fascia. Se potessi prenderlo? Questi uomini corrono come demoni e non s’accorgerebbero subito dell’alleggerimento della barella.

Rianimato dalla speranza di poter riacquistare la libertà; Jean Baret rinnovò gli sforzi. Se riusciva a liberare un braccio e afferrare il pugnale, poteva tentare la salvezza.

Le corde gli entravano nelle carni, producendogli dolori acuti, nondimeno continuava a fare sforzi erculei per allargarle.

Dopo qualche po’, sentì che il braccio sinistro, a poco a poco, scivolava fra i nodi. Raddoppiò le trazioni e finalmente liberò il polso. Era già qualche cosa.

Torcendo la mano fino quasi al punto di slogarla, l’accostò alla fascia e riuscì a afferrare il pugnale. Con un grande sforzo potè trattenere un grido di gioia.

I portatori, che correvano sempre all’impazzata e che non si preoccupavano che di evitare le canne spinose, non si erano accorti di nulla. E poi, come abbiamo detto, una seconda tela copriva il prigioniero.

Jean Baret tagliò una prima corda, poi una seconda, quindi adagio adagio, senza scosse, liberò tutto il corpo.

— Ora sventrerò la tela inferiore e mi lascierò cadere.

Un pensiero lo trattenne.

— E se dietro questi portatori ci sono gli altri? — si chiese.