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cap. xvi. — due formidabili nemici 237

allontanare la morte che ormai ti minaccia, t’inganni. Non sono così sciocco da crederti.

— Ebbene, marajah, se ti preme la vita di Mysora, non toccare un solo capello ne’ a me, ne’ a Binda, ne’ ai miei uomini. Il pericolo che corro io lo corre pure tua sorella e non voglio che la più bella fanciulla di Ceylan muoia; m’intendi?

— Ti spiacerebbe?

— Molto.

— Oh! il generoso! — ghignò il marajah. — Si è proclamato il difensore delle bellezze cingalesi; e Binda! Vuoi la libertà anche di quel traditore? Subirà la sorte che ho serbata a te. Ah! tu hai osato venire qui per rapirmi anche Maduri? Sta bene! Avrete la punizione che vi meritate, così avrò troncato d’un sol colpo le speranze dei tuoi pochi seguaci, che confidavano di vederti marajah di Jafnapatam.

— Pensa prima che la vita di tua sorella corre ben più grave pericolo di quello che tu creda.

— Ti ho detto che io la libererò.

— Prima che i tuoi uomini giungano in vista della mia rocca e sparino un solo colpo, verrà uccisa.

Il marajah alzò le spalle.

— Infine non è che una donna — disse con feroce freddezza. — La vendicherò, ecco tutto.

— E tu lascieresti morire la più bella fanciulla di Ceylan! — gridò Amali, impallidendo.

— Non è la regina di Jafnapatam.

— Sei crudele quanto vile!

— Miei capitani, riconducete questo miserabile