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l'assalto degli antropofagi. 113


allampanati, smunti, laceri e coperti di contusioni. Si leggeva sui loro volti una serie d’inenarrabili patimenti e di miserie.

Erano quasi tutti sulla quarantina, coi capelli biondi che rivelavano la razza anglosassone; ma cosa davvero strana, avevano certe facce che non ispiravano alcuna fiducia, certi occhi che mandavano cupi lampi e che avevano un non so che di falso e di bestiale.

Particolare poco confortante: tutti portavano ai polsi e alle caviglie dei piedi profonde lividure, come quelle che si vedevano sulle membra del naufrago Bill.

Il capitano però non ne fece troppo caso, e credette che quelle lividure fossero state prodotte dalle corde dei selvaggi.

Alle otto della mattina le due scialuppe giungono presso le scogliere che tenevano prigioniera la Nuova Georgia.

Anna, Asthor ed i marinai di guardia salutarono con grida di gioia il ritorno della spedizione. Il capitano Hill, salito il primo sul ponte, strinse più volte fra le braccia la coraggiosa giovanetta che non aveva avuto paura di rimanere quasi sola sul vascello, colle orde antropofaghe tanto vicine.

— Non sei ferito, padre mio? — chiese ella.

— Ritorno incolume, e come me sono tornati pure tutti gli altri.

— Li avete salvati tutti?

— Tutti, Anna; ma quei poveri uomini sono ridotti in uno stato da far paura.

— Infelici! — esclamò la giovanetta, che si era curvata sul bordo. — Sembrano scheletri!

— Presto, portateli in coperta e passateli nell’infermeria, — disse il capitano.

Mac Bjorn ed i suoi compagni, che non erano più capaci di rimanere ritti nè di fare un passo, furono portati a braccia sul ponte