Pagina:Salgari - Un dramma nell'Oceano Pacifico.djvu/231

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la banda di bill. 225


alcun risultato, essendo i forzati solidamente trincerati e nascosti dietro a enormi pezzi di roccia, che avevano fatto rotolare dinanzi al loro fortino.

— Bah! Non sarà coi vostri stuzzicadenti che li farete sloggiare, — disse il pilota. — Ci vuole della mitraglia per quei furfanti, ma ci siamo noi, e fra poco li faremo cantare, ma non di piacere. —

Puntò il cannoncino e lanciò la prima scarica le cui palle scrosciarono contro le roccie. Nella caverna si udirono urla di furore e una voce, quella di Brown, che gridava:

— Son morto!...

— Quello ha cantato, — disse il pilota. — Un furfante di meno che ci darà da fare.

— Fuoco! — comandò Collin.

Le carabine cominciarono a fischiare mescendo le loro acute detonazioni a quelle sonore del piccolo pezzo, ai sibili delle frecce e alle vociferazioni dei selvaggi.

I forzati però, solidamente trincerati, non si sgomentavano e opponevano una fiera resistenza, rispondendo colpo per colpo e abbattendo con matematica precisione i selvaggi che osavano lasciare la macchia per lanciare le loro zagaglie contro l’apertura.

Di quando in quando, attraverso al fumo che usciva dalla nera galleria, appariva qualche testa, che subito tornava a nascondersi, e si udiva la voce sarcastica di Mac Bjorn gridare:

— Fuoco su quei dannati americani! Mirate giusto e picchiate sodo!... —

Invano Asthor lanciava la mitraglia del suo pezzo proprio dentro la caverna sgretolando le rocce; invano il capitano, Collin e i tre marinai scaricavano senza posa le loro carabine e i selvaggi scagliavano lance e freccie; i forzati resistevano con disperata