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le isole di santa-cruz. 27


Il capitano Hill ed il suo compagno raccomandarono al naufrago il più assoluto riposo, poi risalirono in coperta.

— Che vi pare di quell’uomo? — chiese il capitano che sembrava fosse diventato pensieroso.

— È un tipo non troppo simpatico, signore. Avete forse qualche sospetto per farmi simile domanda?

— No, ma mi sembra che non si spieghi francamente, e se devo dirvi tutto, aggiungerò che ho dei sinistri presentimenti.

— E come? Chi credete che possa essere? Su questo Oceano non si possono raccogliere che dei marinai disgraziati.

— O dei forzati, signor Collin, — aggiunse il capitano.

— Voi credereste?...

— Non credo nulla per ora, ma voi sapete che il penitenziario delle isole Norfolk non è molto lontano, e che ogni anno buon numero di quei pericolosi soggetti evadono su dei semplici canotti che rubano alle navi, od anche su delle zattere.

— Potete ingannarvi, capitano, ma mi date da pensare.

— Vedremo in seguito, tenente. —

In quell’istante un marinaio postosi di guardia sulla coffa dell’albero maestro, segnalò un’altra isola che appariva a una dozzina di miglia verso l’est.

Il capitano approfittando del sole che brillava, prese il sestante e fece il calcolo per accertare la posizione e la rotta della nave. Stava per terminare, quando una voce dolce e melodiosa gli domandò:

— Siamo lontani ancora?

— Ah! sei tu Anna, — chiese egli volgendosi verso la giovanetta.

— Sì, io che vengo a chiederti se siamo ancora assai lontani dalle isole dei naufraghi.