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arrenati sulle scogliere di figi-levù. 75


chio unito prodotto dall’olio che sempre più dilatavasi, ma si calmavano quasi di colpo. Le sommità si abbassavano come per incanto, passavano sotto lo strato sollevando lentamente la nave e uscivano dall’altra parte, dove tornavano ad alzarsi con furore estremo frangendosi e rifrangendosi contro le scogliere.

— È meraviglioso questo fenomeno — disse miss Anna che contemplava il mare dalla murata di poppa.

— Meraviglioso e pur tanto facile a spiegarsi, — rispose il capitano Hill. — Occorreva un semplice marinaio per insegnarlo a me, che navigo da tanti anni.

— Che Bill lo abbia usato egli stesso?

— O lui o il suo capitano senza dubbio.

— Qualunque olio gode la proprietà di calmare il mare?

— Sì; e ora che mi ricordo, ti dirò anzi che qualunque materia oleosa può fare altrettanto. Ho infatti più volte osservato che tutti i detriti diversi provenienti dalle cucine delle navi e tutti i corpi galleggianti formanti una massa compatta, producevano un rallentamento nelle onde.

— È vero, — disse una voce dietro di loro.

— Ah! Sei tu, Bill! — esclamò il capitano. — Lascia che ti ringrazi di averci salvati, poichè senza di te forse la Nuova Georgia più non galleggerebbe. —

Un enimmatico sorriso sfiorò le sottili labbra del naufrago.

— Non parliamo di questo, — disse. — Avete fatto abbastanza per me: siamo pari.

— Hai fatto altra volta uso di questo prodigioso esperimento? — domandò il capitano Hill.

— Sì, a bordo di una nave baleniera. Il capitano avea osservato più volte che durante la fusione di grassi di balene, i cui residui