Pagina:Sannazaro - Arcadia, 1806.djvu/101

Da Wikisource.

71


ARGOMENTO


Domandato il Sanazzaro da Carino pastore dell’essere suo, risponde, e tratta in parte della sua nobiltà e casata: e poi nel resto si diffonde in raccontare il suo amore, e in che modo per la crudeltà della sua donna egli in gioventù si trovasse fuor di Napoli.


prosa settima.


Venuto Opico alla fine del suo cantare non senza gran diletto da tutta la brigata ascoltato, Carino piacevolmente a me voltatosi, mi domandò, chi, e d’onde io era, e per qual cagione in Arcadia dimorava; al quale io dopo un gran sospiro, quasi da necessità costretto, così risposi: Non posso, grazioso pastore, senza noja grandissima, ricordarmi de’ passati tempi; li quali, avvegna che per me poco lieti dir si possano, nientedimeno avendoli a raccontare ora che in maggior molestia mi trovo, mi saranno accrescimento di pena, e quasi uno inacerbire di dolore alla mal saldata piaga, che naturalmente rifugge di farsi spesso toccare; ma perchè lo sfogare con parole ai miseri suole alie volte essere alleviamento di peso, il dirò pure. Napoli, siccome ciascuno di voi molte volte può avere udito, è nella più fruttifera e dilettevole parte d’Italia, al lito del mare posta, famosa e nobilissima città, e di arme e di lettere felice, forse quant’alcun’altra, che al Mondo ne sia; la quale da’ popoli di Calcidia venuti, sovra le vetuste ceneri della Sirena Partenope edificata, prese ed ancora ritiene il ve-