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ARGOMENTO


Spende alcune parole in lodar Napoli sua patria; e poi, a imitazion di Virgilio nel quinto dell’Eneida, fa che Ergasto propone premj a chi in onor di Massilia riporterà vittoria de’ giuochi, ch’essi fanno.


prosa undecima.


Se le lunghe rime di Fronimo, e di Selvaggio porsero universalmente diletto a ciascuno della nostra brigata, non è da intendere. A me veramente, oltra al piacere grandissimo, commossero per forza le lacrime, vedendo sì ben ragionare dell’amenissimo sito del mio paese. Che già, mentre quelli versi durarono, mi parea fermamente essere nel bello e lieto piano, che colui dicea, e vedere il placidissimo Sebeto, anzi il mio Napolitano Tevere, in diversi canali discorrere per la erbosa campagna, e poi tutto insieme raccolto passare soavemente sotto le volte d’un picciolo ponticello, e senza strepito alcuno con giungersi col mare. Nè mi fu picciola cagione di focosi sospiri lo intendere nominare Baje, e Vesuvio, ricordandomi de’ diletti presi in cotali luoghi; coi quali ancora mi tornano alla memoria i soavissimi bagni, i maravigliosi e grandi edificj, i piacevoli laghi, le dilettose e belle isolelte, i sulfurei monti, e con la cavata grotta la felice costiera di Pausilipo, abitata di ville amenissime, e soavemente percossa dalle salate onde: ed appresso a questo, il fruttifero monte sovrapposto alla città, ed a me non poco grazioso, per memo-