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Pagina:Sannazaro - Arcadia, 1806.djvu/216

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paura mi porse insieme, cbe attonito senza risponderle, e non sapendo io stesso discernere, s’io pur vegghiessi, o veramente ancora dormissi, mi posi a seguitarla: e giunto con lei sopra al fiume, vidi subitamente le arque dall’un lato e dall’altro ristringersi, e darle luogo per mezzo: cosa veramente strana a vedere, orrenda a pensare, mostrosa, e forse incredibile ad udire. Dubitava io andarle appresso, e già mi era per pura fermato in su la riva; ma ella piacevohrente dandomi animo, mi prese per mano, e con somma amorevolezza guidandomi, mi condusse dentro al fiume; ove senza bagnarmi piede seguendola, mi vedeva tutto circondato dalle acque, non altrimenti che se andando per una stretta valle, mi vedessi soprastare due erti argini, o due basse montagnette. Venimmo finalmente in la grotta, onde quella acqua tutta usciva; e da quella poi in un’altra, le cui volte, siccome mi parve di comprendere, eran tutte fatte di scabrose pomici; tra le quali in molti luoghi si vedevano pendere stille di congelato cristallo, e d’intorno alle mura per ornamento poste alcune marine conchiglie; e ’l suolo per terra tutto coverto di una minuta e spessa verdura, con bellissimi seggi da ogni parte, e colonne di translucido vetro, cbe sostenevano il non alto tetto; e quivi dentro sovra verdi tappeti trovammo alcune Ninfe sorelle di lei, che con bianchi e sottilissimi cribri cernivano oro, separandolo dalle minute arene; altre filando il riducevano in mollissimo stame, e quello con sete di diversi colori intessevauo in una tela di maraviglioso artificio; ma a me, per lo argomento,