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Pagina:Sannazaro - Arcadia, 1806.djvu/229

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Barcinio.

Volgi in qua gli occhi, e mira in su quel corilo:
Filli, deh non fuggir, ch’io seguo: aspettami;
Portane il cor, che qui lasciando accorilo.

Summonzio.

Dir non potrei quanto l’udir dilettami,
Ma cerca ben, se v’è pur altro arbuscolo;
Quantunque il mio bisogno altrove affrettami.

Barcinio.

Una tabella pose per munuscolo
In su quel pin: se vuoi vederla, or alzati;
Ch’io ti terrò su l’uno e l’altro muscolo.
Ma per miglior salirvi, prima scalzati,
E depon qui la pera il manto e ’l bacolo;
E con un salto poi ti apprendi, e sbalzati.

Summonzio.

Quinci si vede ben senz’altro ostacolo:
Filli, quest’alto pino io ti sacrifico:
Qui Diana ti lascia l’arco e ’l jacolo.
Questo è Fallar che in tua memoria edifico:
Quest’è ’l tempio onorato, e questo è il tumulo
In ch’io piangendo il tuo bel nome amplifico.
Qui sempre ti farò di fiori un cumulo;
Ma tu, se ’l più bel luogo il ciel destinati,
Non disprezzar ciò ch’in tua gloria accumulo.
Ver noi più spesso ornai lieta avvicinati;
E vedrai scritto un verso in su lo stipite:
Arbor di Filli io son; pastore, inclinati.

Barcinio.

Or che dirai, quand’ei gittò precipite
Quella sampogna sua dolce ed amabile,
E per ferirsi prese il ferro ancipite?
Non gìan con un suon tristo e miserabile,
Filli, Filli, gridando tutti i calami?
Che pur parve ad udir cosa mirabile.