Climene furono trasformate: ed in un de’ tali si scerne il noderoso castagno, il fronzuto bosco, e con puntate foglie lo eccelso pino carico di durissimi frutti; nell’altro l’ombroso faggio, la incorruttibile tiglia, e ’l fragile tamarisco, insieme con la orientale palma, dolce ed onorato premio de’ vincitori. Ma fra tutti nel mezzo, presso un chiaro fonte, sorge verso il cielo un dritto cipresso, veracissimo imitatore delle alte mete, nel quale non che Ciparisso, ma, se dir conviensi, esso Apollo non si sdegnerebbe essere trasfigurato. Nè sono le dette piante sì discortesi, che del tutto con le loro ombre vietino i raggi del sole entrare nel dilettoso boschetto; anzi per diverse parti sì graziosamente li ricevono, che rara è quella erbetta, che da quelli non prenda grandissima recreazione: e come che da ogni tempo piacevole stanza vi sia, nella fiorita Primavera più che in tutto il restante anno piacevolissima vi si ritruova. In questo così fatto luogo sogliono sovente i pastori con li loro greggi dalli vicini monti convenire, e quivi in diverse e non leggiere pruove esercitarsi: siccome in lanciare il grave palo, in trarre con gli archi al bersaglio, ed in addestrarsi ne’ lievi salti, e nelle forti lotte, piene di rusticane insidie, e ’l più delle volte in cantare, ed in sonare le sampogne a pruova l’un dell’altro, non senza pregio e lode dei vincitore. Ma essendo una fiata tra le altre quasi tutti i convicini pastori con le loro mandre quivi ragunati, e ciascuno varie maniere cercando di sollazzare, si dava maravigiosa festa. Ergasto solo, senza alcuna cosa dire o fare, a piè d’un albero, dimenticato di sè e de’ suoi