Pagina:Santucci Sulla melodia Lucca 1828.djvu/30

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voces harmonice consonante (e). Oper. cit. T. p. Dissertazione 2, pag. 175. Non avendo dunque i Greci conosciuta l’armonia strettamente presa, ed essendo stati privi di questo grandissimo soccorso dell’arte, bisogna a forza confessare che le loro melodie fossero realmente squisitissime, producendo con queste sole i tanto attestati maravigliosi effetti.

(15) «A chi non è noto (dice il soprannominato Giuseppe Carpani) che la cantilena, ossia la melodia è l’anima della musica? In lei consiste la vita, lo spirito, l’essenza del componimento. Questo egli (cioè Haydn) m’andava ripetendo spesso: Poni una bella cantilena, ogni composizione è bella, e sicuramente piace, senza di essa (e) «La forza prodigiosa della cantilena (Carpani: lettere sulla vita e le opere d’Haydn) è tanto sicura che in essa sola consisteva la musica de’ Greci, di cui sappiamo l’effetto su quella nazione sensibilissima, dotata d’organi eccellenti, e madre del buon gusto in ogni genere di geniali produzioni. Essi non avevano nè armonia nè idea di contrappunto per quasi generale consenso de’ dotti, abbenché non avessero potuto far di meno di non sentire che anche i ranocchi gracitando formano degli accordi. Ma l'armonia, come noi l’intendiamo, non entrava punto nel loro sistema di musica, e quindi non se ne servivano mai. La melodìa, l'unisono, gli antifoni, cioè le ottave, formavano tutto il loro corredo musicale. Una musica tanto semplice, e che alcuni pretendono esser la musica della natura, beava quella nazione così difficile ad appagarsi del men bello, ed avvezza a’ versi d’Anacreonte, d'Euripide, d’Omero, d’Alceo, non che ai quadri di Zeusi, e d’Apelle, alle sculture di Pressitele, di Fidia, e di Gisippo: la nazione in somma che inventò il bello ideale.» p. 32.