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Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. I, 1935 – BEIC 1916022.djvu/15

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libro primo - capitolo i 9


niscono per mancamento d’uomini che se ne sappiano valere; e quello che piú importa, è necessario che per effettuare alcuna cosa venga il tempo nel quale piaccia a Dio di correggere li mancamenti umani. Queste cose tutte si scontrarono nel tempo di Leone, del quale parliamo.

Imperocché avendo egli nel 1517 pubblicata la universale concessione delle indulgenze, distribuí anco una parte delle rendite prima che fossero raccolte né ben seminate, donando a diversi le revenute di diverse provincie, e riservandone anco alcune per la sua camera. In particolare donò il tratto delle indulgenze di Sassonia e di quel braccio di Germania che di lá cammina fino al mare a Maddalena sua sorella, moglie di Franceschetto Cibo figlio naturale di papa Innocenzio VIII; per ragione del qual matrimonio Leone era stato creato cardinale in etá di quattordici anni, che fu il principio delle grandezze ecclesiastiche nella casa de’ Medici. Ed usò Leone quella liberalitá, non tanto per affetto fraterno, quanto per ricompensa delle spese fatte dalla casa Cibo in quel tempo che stette retirato in Genova, non potendo dimorar in Roma mentre Alessandro VI era congionto con li fiorentini, nemici di casa Medici, che l’avevano scacciata di Fiorenza. Ma la sorella, acciò il dono del pontefice li rendesse buon frutto, diede la cura di mandar a predicare l’indulgenze e dell’esazione del danaro al vescovo Aremboldo, il quale nell’assonzione della dignitá e carico episcopale non s’era spogliato di alcuna delle qualitá di esatto mercatante genovese. Questo diede la facoltá di pubblicarle a chi si offerí di piú cavarne, senza risguardo della qualitá delle persone, anzi cosí sordidamente, che nessuna persona mediocre potè contrattar con lui, ma solo trovò ministri simili a sé, non con altra mira che di cavar danari.

Era costume nella Sassonia che quando dalli pontefici si mandavano indulgenzie, erano adoperati per pubblicarle li frati dell’ordine degli eremitani. A questi non volsero inviarsi li questori ministri dell’Aremboldo, come a quelli che, soliti a maneggiar simili merci, potevano anco aver maniera di trarne

occultamente frutto per loro, e da’ quali anco, come usati a