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242 l'istoria del concilio tridentino


eziandio con pregiudicio della veritá. Per conservare la Chiesa esser necessario o che luterani ricevino tutta la dottrina romana, o che siano scoperti quanti piú errori di loro si può ritrovare, per mostrar al mondo tanto piú che non si può convenir con loro. Però se essi non hanno formato la controversia sopra le tradizioni, bisogna formarla, e condannar le opinioni loro, e mostrar che quella nova dottrina non è solo differente dalla vera in quello dove professatamente li contradice, ma in tutte le altre parti. Doversi attendere a condannar piú assurditá che si potrá cavar dalli scritti loro, ed esser vano il timor di urtar in Scilla o Cariddi per quella cavillosa ragione, quale chi attendesse concluderebbe che non ci fosse tradizione alcuna.

Nel secondo articolo le opinioni furono conformi in questo: che secondo li antichi esempi si facesse catalogo delli libri canonici, nel quale fossero registrati tutti quelli che si leggono nella chiesa romana, eziandio quelli del vecchio Testamento che dagli ebrei non sono ricevuti; e per prova di ciò fu da tutti allegato il concilio laodiceno, Innocenzo I pontefice, il terzo concilio cartaginense e Gelasio papa. Ma furono quattro opinioni. Alcuni volevano che doi ordini fossero fatti: nel primo si ponessero quelli soli che da tutti sono sempre stati ricevuti senza contradizione, nell’altro quelli, quali altre volte sono stati reietti o di loro dubitato; e si diceva che se ben ciò non si vede fatto precedentemente da nessun concilio o pontefice, nondimeno era sempre cosí stato inteso; perché sant’Agostino fa una tal distinzione, e l’autoritá sua è stata canonizzata nel canone In canonicis; e san Gregorio, che fu posterior anco a Gelasio, sopra Iob dice delli libri dei Macabei che sono scritti per edificazione, se ben non sono canonici.

Fra’ Aloisio di Catanea dominicano diceva che questa distinzione era fatta da san Gerolamo, ricevuto come regola e norma dalla Chiesa per constituir il canone delle Scritture; ed allegava il Cardinal Gaetano, il quale esso ancora li aveva distinti, seguendo san Gerolamo come regola infallibile dataci dalla Chiesa, e cosí scrisse a papa Clemente VII, mandandoli l’esposizione sua sopra li libri istoriali del vecchio Testamento.