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Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. I, 1935 – BEIC 1916022.djvu/363

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libro secondo - capitolo vii 357


o predicare o insegnare altramente di quanto era statuito ed esplicato in quel decreto, dechiarava:

I. Che né li gentili per mezzi naturali, né li giudei per la lettera della legge di Moisé hanno potuto liberarsi dal peccato;

II. onde Dio mandò il Figliuolo per riscuoter gli uni e gli altri.

III. Il qual se ben è morto per tutti, nondimeno godono il beneficio quei soli a chi il merito di lui è comunicato.

IV. Che la giustificazione dell’empio non è altro se non una transazione dello stato di figlio di Adamo nello stato di figlio adottivo di Dio per Gesú Cristo, la quale dopo la pubblicazione dell’Evangelio non si fa senza il battesmo o senza il voto di quello.

V. Che il principio della giustificazione negli adulti viene dalla grazia preveniente, che gl’invita a disporsi con acconsentirgli liberamente e cooperargli, il che fa di sua volontá spontanea, potendola anco rifiutare.

VI. Il modo della preparazione è credendo prima volontariamente le revelazioni e promesse divine; e conoscendosi peccatore, dal timor della divina grazia voltandosi alla misericordia con sperare il perdono da Dio, e perciò cominciar ad amarlo e odiar il peccato; e finalmente proponendo di ricever il battesmo, incominciar vita nova, e servar li comandamenti divini.

VII. Che a questa preparazione séguita la giustificazione, che non è sola remissione dei peccati, ma santificazione ancora; e ha cinque cause: la finale, la gloria divina e vita eterna; l’efficiente, Dio; la meritoria, Cristo; l’istromentale, il sacramento; e la formale, la giustizia donata da Dio, ricevuta secondo il beneplacito dello Spirito Santo e secondo la disposizione del recipiente, ricevendo insieme con la remissione dei peccati la fede, speranza e caritá.

VIII. Che quando san Paulo dice l’uomo esser giustificato per la fede e gratuitamente, ciò si debbe intendere perché la fede è principio, e le cose precedenti la giustificazione non sono meritorie della grazia.