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libro secondo - capitolo ix 401


beni che si chiamano ecclesiastici, quando da una massa comune era preso il vitto e vestito delli poveri e delli ministri, anzi si provvedeva piú principalmente alli bisogni di quelli che di questi; né facendo menzione di quando per la imperfezione si smontò un grado, e si fece di una massa quattro parti, ponendo nell’infimo luoco quella de’ poveri, che secondo l’uso dinanzi doveva esser nel primo; ma pigliando principio dopo che, escluso dal nome di Chiesa il populo di Cristo e appropriatolo alli soli chierici per appropriarli insieme l’uso e il dominio delli beni, fu a pochi applicato quello che di tutti era, e alli opulenti quello che prima serviva agl’indigenti: nel principio, dico, di quei tempi, avendo li chierici partito tra loro tutte l’entrate della Chiesa, li carichi che prima erano chiamati ministeri e uffici della cura spirituale ebbero per principale il temporale, e furono nominati benefici. E per allora, vivendo tuttavia li canoni antichi che uno non fosse a doi titoli ordinato, nessun poteva aver se non un beneficio. Ma succedendo per guerre o inondazioni la diminuzione dell’entrate, sí che non restassero sufficienti per il vitto, era quel beneficio conferito a chi un altro ne teneva, ad un tale però che potesse attendere ad ambidua; il che s’introdusse fare non a favor del beneficiato, ma della Chiesa, la qual non potendo aver un proprio ministro, avesse almeno qualche altro servizio che li potesse esser prestato. Sotto pretesto che un beneficio non fosse sufficiente al vitto e non si trovasse chi li servisse, s’allargò a concederne piú ad uno, quantonque non apparisse necessario per servizio delle chiese; e pian piano levata la maschera, non s’ebbe per vergogna far l’istesso a favor del beneficiato, di che ricevendo il mondo scandalo, convenne moderare e onestare l’introduzione. Laonde, poiché si vedeva accettata la distinzione di ubbligati alla residenza e non ubbligati, della quale di sopra s’è detto, in conseguenza fu aggionta un’altra de compatibili e incompatibili, chiamando incompatibili tra loro quelli di residenza, e compatibili gli altri con questi e tra loro; sempre però al color dell’onestá

era reservato il primo luoco con la glossa de’ canonisti: che


Sarpi, Istoria del Concilio Tridentino - i 26