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libro quarto - capitolo iv 149


di Trento che operasse con li presidenti di far ricever le lettere e poi congregar li padri e ascoltarli. Il cardinale promesse ogni buon officio, ma disse esser necessario riferir prima al legato quello che dovevano trattare, essendo cosí statuito dalli padri, mossi dalli rumori che nacquero per l’abbate di Bellozana. Essi li comunicarono la loro instruzione, dicendo che erano mandati per ottener un salvocondotto (come fu dato in Basilea a’ boemi) per li teologi loro, e che avevano commissione di presentar la loro dottrina, acciò tra tanto fosse dalli padri esaminata, per esser in ordine a conferire con li teologi quando fossero arrivati: della quale avendo il cardinale fatta relazione al legato, egli gli comunicò quanto dal papa gli era stato scritto, e li considerò che non era da permettere che né essi né altri protestanti presentassero la loro dottrina, né meno fossero ammessi a defenderla, perché non si vederebbe il fine delle contenzioni; esser ufficio dei padri, il quale anco era sin a quell’ora esequito e s’averebbe cosí continuato, di esaminar la dottrina loro tratta dalli libri, e condannar quella che meritava; se essi protestanti avevano qualche difficoltá e la proponessero umilmente, e mostrandosi pronti a ricever instruzione, gli sarebbe data, secondo l’avviso del concilio. E però che negava assolutamente di volere che si congregassero li padri per ricevere la dottrina loro, e da questo parere non poter dipartirsi, quando bene dovesse metterci la vita. Per quello che toccava al dare salvocondotto in altra forma, che era con esorbitante indignitá della sinodo che non si fidassero del conceduto, e che il trattarne era ingiuria alla Chiesa di Dio insopportabile, e degna che ogni fedele vi mettesse la vita per propulsarla.

Il cardinale di Trento non volse dar risposta cosí aspra alli ambasciatori, ma disse che il legato aveva sentito con sdegno la proposizione loro di voler principiar dal presentare la dottrina, dovendo essi ricever dai suoi maggiori con riverenzia e obedienzia la regola della fede, e non voler prescriverla agli altri con tanto indecoro e absurditá. Per il che li consegliava trapassar qualche giorno, fin che lo sdegno del