Vai al contenuto

Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. II, 1935 – BEIC 1916917.djvu/183

Da Wikisource.

libro quarto - capitolo vi 177


consultarono con li ambasciatori e con li principali prelati, quali proponevano di aspettar ordine da Cesare, ed estenuavano il timore quanto potevano; però li prelati, se ben la maggior parte spagnoli, temendo delle persone loro per l’odio de’ protestanti, e non sperando che Cesare avesse tempo in tanta strettezza di pensar al concilio, consentirono ad una suspensione. Per il che li nonci intimarono la pubblica sessione per il 28 aprile; tanto era urgente il timore, che non li concesse aspettar due giorni il dí destinato alla sessione.

Alla qual convennero quei pochi rimasti; e dopo le ceremonie ecclesiastiche (perché quanto alle pompe quella volta furono tralasciate) fu dal noncio sipontino fatto leggere un decreto per il secretano, la sostanza del quale era: che la sinodo, presidenti li doi nonci per nome proprio e del Cardinal Crescenzio legato, gravemente infermo, è certa esser noto a tutti li cristiani che il concilio di Trento, prima congregato da Paulo, e doppoi restituito da Giulio a petizione di Carlo imperatore, per restituir la religione, massime in Germania, e per emendazione dei costumi; e che in quello essendo convenuti molti padri de diverse regioni, non perdonando a fatiche e pericoli, il negozio era incamminato felicemente, con speranza che li germani novatori dovessero andar al concilio disposti d’acquietarsi alle ragioni della Chiesa. Ma per astuzia del nimico repentinamente sono eccitati tumulti che hanno costretto ad interromper il corso, levata ogni speranza di progresso, anzi con timore che la sinodo fosse piú tosto per irritar le menti di molti che placarle. Per il che essa, vedendo ogni luoco, e specialmente Germania, ardere di discordie, e che li vescovi tedeschi, specialmente gli elettori, erano partiti per provveder alle loro chiese, ha deliberato non opporsi alla necessitá, ma tacer sino a tempi migliori; e pertanto suspendere il progresso del concilio per due anni, con condizione che se le cose saranno prima pacificate inanzi il fine di quel tempo, si intenda che il concilio ripigli il suo

vigore e fermezza; e se li impedimenti non saranno cessati


Sarpi, Istoria del Concilio Tridentino - ii 12