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libro quarto - capitolo vi | 179 |
dato, ma esortato all’osservanza: ma la risposta non sodisfaceva, perché osservare come legge presuppone ubbligazione;
e nel decreto l’esortazione non si riferisce salvo che alli principi e prelati esortati a far osservare; che quanto agli osservatori si presuppone obbligo precedente, e poi quanto alla
materia della fede, la risposta (dicevano) non poter aver luoco
alcuno. Si potevano scusare con dire che ogni cosa era fatta
dal papa e approvata prima che nelle sessioni fosse pubblicata; né questo averebbe satisfatto, poiché, quantunque fosse il
vero, non però appariva. Questo diede occasione di maravegliarsi come tanta contenzione fosse passata tra la sinodo e
li protestanti per le cose giá statuite, che questi volevano reesaminare, e quelli aver per concluse; poiché se non ebbero
la perfezione e stabilimento inanzi la conferma, adunque potevano esser reesaminate. E, a discorrer sodamente, o vero il
pontefice che doveva confermarle aveva da farlo con cognizione delle cause, o senza: se senza, la conferma è una vanitá,
e sarebbe secondo il proverbio che uno pigliasse la medicina
e l’altro si purgasse; se precedendo la cognizione, adonque
ed esso pontefice dopo doveva esaminarle, e lo poteva anco
far ognuno per riferirsi a lui. In somma se la fortezza delli
decreti conciliari pende dalla conferma del papa, inanzi quella
sono pendenti e possono esser revocati in dubbio e posti in
maggior discussione, contra quello che sempre s’era negato
a’ protestanti. La conclusione d’alcuni era che il decreto fosse
una nullitá, de altri che fosse una dechiarazione di non aver
bisogno di conferma. Li protestanti non pensarono a queste ragioni, quali quanto sono piú valide nella dottrina della
sede romana, tanto piú il valersene sarebbe di detrimento
alle pretensioni loro. Ma perché della validitá di questo
decreto fu maggiormente parlato l’anno 1564, quando il concilio si finí, sará differito parlar del rimanente sino a quel
tempo.
Ma con tutto che li protestanti fossero superiori nel maneggio della guerra, non restava Maurizio di trattare amichevolmente con Ferdinando, anzi per questo ancora andare nelli