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libro quinto - capitolo i | 189 |
al tempo della morte di Enrico. In questo parlamento fu trattato
anco di maritare la regina, se ben giá eccedeva l’anno quadregesimo; al qual matrimonio erano nominati tre: il Polo,
che, se ben cardinale, non aveva però alcun ordine sacro, e
il Cortineo, ambidua del sangue regio e in pari grado cugini
di Enrico VIII, questo della Rosa bianca, nepote per figlia
di Edoardo IV, quello della Rosa rossa, nepote per sorella
di Enrico VII: ambidua grati alla nobiltá anglica, il Polo per
la prudenza e santitá di vita, il Cortineo per l’amabilitá de
costumi. Ma a questi la regina anteponeva Filippo principe
di Spagna, cosí per le pratiche tenute da Carlo imperatore
suo cugino, inclinando assai piú l’affetto al materno che al
paterno sangue, come anco perché credeva dover assicurar
piú con quel matrimonio la sua quiete e del regno. E l’imperatore, che sommamente desiderava effettuar questo matrimonio, dubitando che dal Polo potesse esser disturbato con
la presenza sua in Inghilterra, inteso che era deputato legato,
per mezzo del cardinale Dandino, ministro ponteficio appresso
di sé, operò che non partisse cosí tosto d’Italia, dicendo non
essere tempo ancora che un legato apostolico potesse andar
con dignitá in Inghilterra. Né avendo fatto effetto la lettera
del Dandino, ma essendosi il Polo messo in viaggio e arrivato sino in Palatinato, li mandò Diego Mendoza incontra
per fermarlo con l’autoritá. Al cardinale parve cosa grave, e
si lamentò che la legazione del pontefice fosse trattenuta con
danno della cristianitá, del regno d’Inghilterra, e con allegrezza della Germania. Per il che l’imperator, per non dar
tanta materia di parlare, lo fece andar a Brusselles e lo trattenne in Brabanzia, sin che si finisse il matrimonio e tutte le
cose fossero accomodate a gusto suo; e per colore l’implicò
a trattare la pace tra sé e il re di Francia.
Nel principio dell’anno 1554 mandò l’imperator ambasciatori in Inghilterra per far la conclusione; e la regina, camminando innanzi a favore della religione antica, sotto i 4 marzo pubblicò altre leggi, restituendo la lingua latina nelle chiese e proibendo che maritati potessero esercitare le fonzioni sacre.