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libro quinto - capitolo i |
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da tanti suoi precessori fu fatto. Imperocché dopo quel tempo,
quando si diede principio alla mutazione de’ nomi, per esser
assonti al pontificato tedeschi, nominati con vocaboli alle
orecchie romane insoliti, li seguenti servarono l’uso di
mutar il nome, per significar con quello d’aver mutato li
affetti privati in pensieri pubblici e divini: dove questo pontefice, per dimostrare d’aver anco in stato privato avuto
pensieri degni del pontificato, con ritener l’istesso nome
volle mostrar immutabilitá. Un’altra simile azione fu che,
essendogli presentati li capitoli fatti in conclave per giurare,
rispose esser quel medesmo che pochi di prima aveva giurato,
e voler servarli con fatti, non con promissioni. La settimana
santa, che allora si celebrava, e le instanti feste di Pasca furono causa che il pontefice, per l’assiduità alle ceremonie
ecclesiastiche, contraesse grave indisposizione; con tutto ciò
ebbe il pensiero fisso alle cose che inanzi il pontificato (al
quale sempre s’era augurato dover ascendere) disegnato aveva.
Con molti cardinali, con quello di Mantova particolarmente,
conferí il disegno suo di componer le differenze della religione con un concilio: cosa che diceva non esser riuscita giá,
per la via impropria tenuta. Che era necessario prima fare
una intiera riforma, per quale resterebbono accordate le differenze reali; il che fatto, le verbali parte da se stesse cesserebbono, parte con leggier opera del concilio si concordarebbono. Che li precessori suoi per cinque successioni avevano
aborrito eziandio il nome di riforma, non per fine cattivo, ma
persuasi che fosse posta inanzi con mira di abbassar l’autoritá
pontificia; ma esso aver contraria opinione che nessuna cosa
possi conservarla se non quella; anzi esser anco mezzo di
aumentarla: e osservando le cose passate, ognuno poter vedere che quei soli dei pontefici romani, che si sono dati
alla riforma, hanno innalzata e accresciuta l’autoritá; che la
reforma non levava se non cose apparenti e vane, non solo
di nessun momento, ma ancora di spesa e gravezza: li lussi,
le pompe, le numerose comitive de prelati, le spese eccessive e
superflue e inutili, che non fanno il pontificato venerando, ma