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libro quinto - capitolo ii 205


Il pontefice Paulo, udito il recesso d’Augusta, si alterò gravissimamente; ne fece gran querela coll’ambasciatore imperiale e col cardinale d’Augusta, reprendendo che senza saputa della sede apostolica si fosse da Ferdinando introdotto trattazione in materia della religione, e minacciando che a suo tempo averebbe fatto conoscere e all’imperatore e a quel re, con molto loro pentimento, l’offesa fatta alla sede apostolica; esortava a prevenire con revocar e annullare le cose concesse, per levar a lui l’occasione di procedere, come era per fare, non solo contra li luterani, ma anco contra loro come fautori; offerendosi anco di aiutare, quando a ciò si disponessero, con l’autoritá e con le armi, e comandare a tutti li principi cristiani, sotto pene e censure, che gli assistessero con tutte le loro forze. Non si quietò per la risposta dell’ambasciatore, che allegava la forza de’ protestanti, la guerra contra Cesare, dove ebbe a restar prigione in Inspruch, e li giuramenti prestati. Perché alli giuramenti rispondeva che egli li liberava e assolveva, anzi li comandava che non li riguardassero; al rimanente diceva che nelle cause di Dio non si procede con li rispetti umani; che l’imperator è stato in pericolo per divina permissione, non avendo egli fatto tutto quello che poteva e doveva, a fine di ridur la Germania all’obedienzia della sede apostolica: che per questo li ha dato segno dell’ira sua; il che all’avvenire se non li sará documento, doverá aspettar da Dio maggior punizione, sí come diportandosi da vero soldato di Cristo, intrepidamente e senza rispetti mondani, ottenirá ogni vittoria, come li esempi dei secoli passati dimostrano.

Era fama che il papa cosí trattasse non solo per propria mente, ma eccitato dal Cardinal d’Augusta, al quale non poteva piacere la libertá concessa alli confessionisti. È ben cosa certa che Paulo, come quello che era d’animo grande e vasti pensieri, teniva per sicuro di poter rimediare a tutti li disordini con la sola sua autoritá pontificale, né reputava aver bisogno in ciò di principe alcuno: solito di non parlar mai con ambasciatori, se non intonandoli nelle orecchie che