Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. II, 1935 – BEIC 1916917.djvu/387

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libro sesto - capitolo iv 381


cosa molto strana che egli, quale è il capo del concilio, e li cardinali, che sono li principali membri, e altri prelati che in Roma sono, che pur in concilio hanno voto, debbino aversi per stranieri, che non possino esser consci di quello che si tratta e dire il parer loro; e quei che non hanno parte legittima si facciano lecito intromettersi con mali modi. Vedersi chiaro che tutti li prelati sono andati a Trento con commissioni delli suoi principi; che secondo quello camminano; che gli ambasciatori con lettere e uffici li constringono a seguir li interessi de’ suoi principi; e pure per questo nessun dice (come dir si doverebbe) che il concilio non sia libero. La qual cosa amplificava con molta veemenza in tutti li ragionamenti, aggiongendo che il dire: «il concilio non è libero» era un colore di chi non voleva veder buon fine del concilio, per dissolverlo o levarli la riputazione; li quali egli teneva tutti per occulti fautori dell’eresia.

Finalmente, dopo aver di questo particolare conferito con tutti li ambasciatori appresso sé residenti, e molte volte consultato, il 9 maggio, congregati tutti li cardinali, fece legger gli avvisi avuti da Trento, e discorse la somma delle consultazioni avute e il bisogno di camminar in questo negozio con desteritá e costanza, accennando che molti fossero congiurati contro la sede apostolica. Poi fece legger la risposta che disegnava mandar a Trento, la qual in sostanza conteneva due ponti: che il concilio dal canto suo era stato sempre lasciato libero e sarebbe per l’avvenire; l’altro, esser giusta cosa che da quello sia riconosciuto per capo e gli abbia il rispetto che si debbe alla sede apostolica. Dimandò il parere a tutti li cardinali, quali concordemente lodarono la risposta data. Raccordarono alcuni che, atteso li dispareri tra li legati, era bene mandarne altri, e anco de straordinari. Alcuni aggionsero l’importanza del negozio meritare che la Santitá sua e tutto il collegio si riducesse a Bologna, per accostarsi a Trento e poter meglio sovvenire alle occorrenze. Al che il papa rispose esser pronto non solo di andar a Bologna, ma a Trento ancora, bisognando; e tutti li cardinali s’offerirono di seguitarlo.