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libro sesto - capitolo vi 409


furono mal uditi da tutti, tenendosi che parlassero contra la propria conscienzia, ma questo ad instanza del suo patrone, e quello per commissione avuta dal suo inanzi la partita.

Sopra il secondo articolo li teologi furono parimente uniformi nella affirmativa, e tutte le ragioni si riducevano a tre capi: le congruitá del Testamento vecchio, quando il populo nei sacrifici partecipava delli cibi offerti, ma niente mai delli libami; il levar al vulgo l’occasione di credere che altra cosa si contenga sotto la specie del pane e altra sotto la specie del vino; il terzo, il pericolo di irreverenza. E qui furono nominati li recitati da Gerson: che il sangue potrebbe versarsi o in chiesa o nel portarlo, massime per montagne l’inverno; che s’averebbe attaccato alle barbe longhe dei laici; che conservandosi potrebbe inacidire; che non ci sarebbono vasi di capacitá per dieci o ventimila persone; che in alcuni luochi sarebbe troppa spesa per la carestia del vino; che li vasi sarebbono tenuti sporchi; che sarebbe di ugual dignitá un laico quanto un sacerdote. Le qual ragioni è necessario dire che siano giuste e legittime, altrimenti per tanti secoli tutti li prelati e dottori averebbono insegnato la falsitá, e la Chiesa romana e il concilio di Costanza averebber fallato. Di quei medesmi che queste cause allegavano (eccetto l’ultima) insieme anco se ne ridevano, perché con quei modi che s’era ovviato alli narrati pericoli per dodici secoli, quando la Chiesa era anco in maggior povertá, si poteva rimediare a tutti piú facilmente nei nostri tempi; e l’ultima ben si vedeva non esser d’alcun valore a dimostrar la ragionevolezza della mutazione, ma bene per mantenerla dopo fatta. Li due teologi soprannominati consegnarono anco che questo articolo fosse tralasciato.

Nell’articolo terzo fu presa per argomento la dottrina de’ teologi della concomitanza, che tutto Cristo sia ricevuto sotto una sola specie, imperocché essendo sotto il pane per virtú della consecrazione il corpo, dicendo le parole di Cristo, oinnipotenti ed effettive: «Questo è il corpo mio», ed essendo il corpo di Cristo vivo, adunque, con sangue e anima e con la divinitá congionta, onde restava senza dubbio alcuno che sotto la specie del pane tutto Cristo fosse ricevuto. Ma da questo