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libro sesto - capitolo vii | 427 |
reformazione giá stabiliti. E al primo, del far le ordinazioni
gratuite, Alberto Duimio vescovo di Veglia, che come giorno
una settimana prima non s’era trovato a trattar di questa materia, disse che teneva quel capo per molto imperfetto, se
insieme non si statuiva che parimente a Roma si restasse di
esiger pagamento per le dispense di ricever gli ordini fuori dei
tempi, inanzi l’etá, senza licenza ed esamine dell’ordinario, e
sopra le irregolaritá e altri impedimenti canonici, poiché in
queste si fanno le gran spese; che alli poveri vescovi, che per
il piú non hanno di che vivere, si dá una picciola limosina,
la qual egli vivamente sente che si levi, non però dando al
mondo questo scandolo di decimar la ruta e rubar gli ori e
li argenti. Con questa occasione si estese a tassare li pagamenti che in Roma si sborsavano per ogni sorte di dispensa;
e soggionse che quando dispense li sono state presentate, o
per ordinazioni o per altro, ha costumato d’interrogare se per
quelle avevano pagato; e inteso di sí, non ha mai voluto eseguirne né ammetterne: che lo diceva pubblicamente, perché
cosí era debito d’ogni vescovo di fare. Al che essendo risposto
che di questo s’era giá parlato in congregazione, e risoluto
di rimettere questa risoluzione al papa, il qual con maggior
decoro può riformare gli uffici di Roma, replicò il vescovo che
ne aveva parlato la quaresima passata in Roma piú volte a
chi poteva provvederci, ma particolarmente una volta in casa
del Cardinal di Perugia in presenza de molti cardinali e prelati
di corte, e dette le stesse cose; da’ quali fu risposto che erano
cose da propor in concilio: ora intendendo il contrario, non
ne parlerá piú, poiché si vede la provvisione esser rilasciata
a Dio.
Il Cinquechiese al secondo, delle ordinazioni a titolo, disse esser piú necessario provvedere, secondo li antichi instituti, che nessuno sia ordinato senza titolo ed ufficio, che senza entrata, essendo scandolo eccessivo che si vedano molti farsi preti non per servir a Dio e alle chiese, ma per goder un ozio congionto con molto lusso e una buona entrata: che a questo la sinodo doveva metter spirito e trovar modo che