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432 l'istoria del concilio di trento


fu un’esortazione alli padri a dire li voti loro liberamente senza rispetto. Restò Simonetta assai alterato per li successi di quella congregazione; la qual finita, al varmiense dimostrò quanto fosse contrario al servizio della sede apostolica ascoltare la impertinenza de’ teologi, uomini soliti solamente a libri di speculazione e, per il piú, vane sottilitá, le quali essi stimano, e pur sono chimere; di che ne può prender pruova, perché non concordano tra loro. Giá tanti di essi aver approvato quel capo senza contradizione, e ora venir alcuni con novi partiti, quali, quando si sará al ristretto, saranno dagli altri contradetti. Esser cosa chiara che, dicasi qual parole si vuole, dalli amorevoli saranno difese e dalli avversari oppugnate, poco piú o meno sicure, poco importa: ma che dopo aver intimato due sessioni, e niente operato, si faccia l’istesso in quella terza, questo esser quello che fará perder irrecuperabilmente il credito al concilio; che a questo bisogna attendere a far qualche cosa. Restò convinto il varmiense, e rispose che tutto era stato da lui fatto per bene, essendoli inviati quei teologi dalli ambasciatori dell’imperatore. S’accorse Simonetta che la bontá di quel prelato era abusata dall’accortezza altrui, e comunicò anco con gli altri legati il dubbio che dagl’imperiali non li fosse cavato qualche cosa arcana di bocca, e appuntò con loro di avvertirnelo con buona occasione.

L’ultimo giorno ebbe ancora qualche incontri, perché il vescovo di Nimes, cosí indotto dalli ambasciatori francesi, fece instanza che nel primo capo della riforma, dove si concede al notario per le patenti degli ordini pagamento, non fosse pregiudicato alla consuetudine di Francia, che niente li vien dato. Fu seguito in ciò da alcuni spagnoli; e furono sodisfatti, aggiondendo nel decreto che la consuetudine fosse salvata. Altre mutazioni di poco momento furono richieste, e tutte concesse; e messo il tutto in punto per tener la sessione la mattina, li legati si levarono per partirsi. Ma Arias Gallego vescovo di Girona, fattosegli inanzi, li fermò, e disse che sedessero e l’udissero. Si risguardarono l’un l’altro; ma il desiderio di far la sessione gl’insegnò la pazienza. Sedettero, con disgusto de