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456 l'istoria del concilio di trento


servato cosí il concilio sotto Giulio, e questa sinodo nella sessione passata, si direbbe che non si continuava per difetto di ragioni; soggionse che è una viltá il voler fuggir la disputa degli eretici; anzi che la loro contradizione fará lucer la dottrina del concilio; che non si debbe curar di finirlo presto, ma di finirlo bene. Furono cosí longhi questi due prelati, che la sera sopraggionta pose termine alla congregazione, dicendosi non esser maraviglia se un genoese dominicano, che era Lanciano, fosse contrario ad un siciliano franciscano.

Furono li giorni seguenti fatte pratiche sopra questo, valendosi delle stesse e altre ragioni li interessati a finire e ad allongare il concilio. Ma proposto un’altra volta in congregazione, fu la maggior parte in voto che si seguisse l’ordine incominciato.

Queste pratiche fecero tornar in campo quelle della residenza, essendo li medesimi li desiderosi che il concilio si finisse e della residenza non si trattasse. Quest’apertura diede occasione a Mantoa e Seripando di adoperarsi, e mostrar al papa con effetti che s’accomodavano al voler suo, secondo l’instruzione che Lanciano gli aveva a bocca portato. Adoperarono per far gli uffici con buon modo l’arcivescovo d’Otranto, li vescovi di Modena, Nola e Brescia, che non erano pontefici scoperti, ma guadagnati. Questi superarono molti italiani, inducendoli non a mutar opinione e contradirsi, ma a non promuover piú quella materia: da molti ebbero promessa che, cessando li spagnoli, essi sariano stati quieti; e li quattro suddetti prelati fecero insieme una nota delli persuasi, sí che si trovarono aver guadagnato molto. Ma con li spagnoli non fu possibile avanzare, anzi questo fu causa che si ristrinsero insieme. Scrissero una lettera in comune al re per risposta di quella di Sua Maestá al marchese di Pescara, dolendosi prima del pontefice che non vogli lasciar risolvere il punto della residenza, nel qual s’ha da fondar tutta la riforma della Chiesa; e con bellissima e riverente circuizione di parole conclusero che in concilio non vi fosse libertá; che li italiani con la pluralitá vincevano, e quelli chi per pensioni, chi per pro-