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libro settimo - capitolo xii


rare il legato Morone che si aspettava: il quale il sabato santo sul tardi fece l’entrata pontificalmente sotto il baldacchino, incontrato dalli legati, ambasciatori e padri del concilio, e dal clero della cittá, e condotto alla chiesa cattedrale, dove si fecero le solite ceremonie nel ricever li legati. E il giorno seguente, che fu la Pasca, cantò messa solenne nella cappella: nel qual giorno arrivò il conte di Luna, incontrato da molti prelati e dalli ambasciatori. Entrò nella cittá in mezzo di quelli dell’imperatore e del francese, con molte demostrazioni d’amicizia. Dalli francesi ancora fu visitato, e dettogli d’aver commissione dal re e regina di comunicar con lui tutti gli affari, e offertisi ad adoperarsi con lui in tutti li servizi del re cattolico suo patrone. A che egli rispose d’aver il medesimo ordine di comunicar con loro, e userebbe ogni buona corrispondenza. Egli visitò li legati, e con loro usò parole molto amorevoli e offerte generali.

Il dí 13 d’aprile fu congregazione per ricever il Cardinal Morone. Dove egli, letto che fu il breve della sua legazione, fece un’orazione accomodata, nella quale disse che le guerre, sedizioni e altre calamitá, presenti e imminenti per li nostri peccati, cesserebbono, quando si trovasse rimedio di placar Dio e restituir l’antica puritá. Per il che il papa con ottimo conseglio aveva congregato il concilio, nel quale sono due cardinali principi insigni per nobiltá e virtú, oratori di Cesare e di tanti gran re, cittá libere, prencipi e nazioni, e prelati di eccellente dottrina e bontá, e teologi peritissimi. Ma nel corso essendo morto Mantoa e Seripando, il papa aveva sostituito lui, aggiontogli Navagero. Il che egli aveva recusato, conoscendo la gravezza del peso e debolezza delle sue forze: ma la necessitá dell’obedienza aveva vinto il timore. Era gionto, cosí comandato, per andar alla Maestá cesarea, e tornar in breve, per trattar in compagnia delli altri legati con li padri quello che tocca la salute de’ populi, lo splendor della Chiesa e la gloria di Cristo. Che portava seco due cose: un’ottima volontá del pontefice per render sicura la dottrina della fede, emendar li costumi, provveder ai bisogni delle provincie e stabilir la