Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. III, 1935 – BEIC 1917972.djvu/237

Da Wikisource.

libro ottavo - capitolo ii


questi e che convenisse a quelli. Esser cosa chiara che per divina provvidenzia e bontá la Chiesa è fatta ricca; nessuna cosa esser piú impertinente da dire, quanto che Dio abbia donato le ricchezze e non l’uso. Delle annate disse esser de iure divino che dai populi siano pagate le decime e le primizie all’ordine ecclesiastico, sí come dal populo ebreo alli leviti; e parimente sí come li leviti pagavano la decima delle decime al sommo sacerdote, cosí aver l’istesso obbligo tutto l’ordine ecclesiastico verso il papa: l’entrate de’ benefici esser le decime, e le annate esser le decime delle decime.

Il discorso dispiacque a molti, e particolarmente a’ francesi; e ci furono prelati che da quello notarono diverse cose, con qualche pensiero di parlarne, se fosse nata occasione, quando fosse toccato loro a dire. Li spagnoli e francesi tennero opinione che quel padre avesse cosí trattato per ordine, o almeno consenso delli legati, allegando per argomento li molti favori che da loro gli venivano in ogni occasione fatti, e specialmente perché dove era solito che li altri generali nel dir il loro parere stassero in piede e a loro luoco, il Lainez era chiamato in mezzo e fatto sedere; e che piú volte s’era fatta congregazione per lui solo, per dargli comoditá di parlar quanto voleva: e con tutto che nessun mai fosse gionto alla metá della prolissitá sua, egli era lodato; e quelli, contra chi esso parlò, non mai tanto brevi che non fossero represi di longhezza. Ma il Lainez, saputo l’offesa che pretendevano aver avuto li francesi, mandò il Torre e il Cuvillon suoi soci a farne scusa con Lorena, con dire che le redarguzioni sue non furono inviate a Sua Signoria illustrissima né ad alcuno delli prelati francesi, ma si bene contra li teologi della Sorbona, le opinioni delli quali sono poco conformi alla dottrina della Chiesa. Il che essendo riferito al cardinale in congregazione de’ francesi tenuta in sua casa, l’iscusa fu dalli prelati sentita con disgusto, e da alcuni di loro reputata petulante, da altri anco derisoria; e con maggior sentimento fu ricevuta da quei pochi teologi rimasti, in modo che sino l’Ugonio, che era comprato, la reputava