Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. III, 1935 – BEIC 1917972.djvu/241

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libro ottavo - capitolo ii


tazioni di dimandar la conferma e giurar obedienzia. Ma dicendo egli d’aver in scritto l’orazione che aveva da recitar pontualmente, con commissione di non alterarne un iota, il papa, fatta congregazione generale, propose il negozio alli cardinali; li quali dopo longa consultazione vennero a conclusione che, se ben la conferma non sarebbe addimandata né l’obedienzia promessa, che nondimeno nella risposta all’ambasciatore si dovesse dire «che la Santitá sua confirmava reiezione, supplendo tutti li defetti de fatto e de iure intervenuti in quella, e che riceveva l’obedienzia del re», senza dire che fosse dimandata o non dimandata, promessa o non promessa. E riuscí quella ceremonia con poco gusto del pontefice e minor del collegio de’ cardinali.

Ma ritornando alli tempi de’ quali scrivo, restava al papa provveder alle frequenti instanzie, fatte dagli ambasciatori appresso di sé e dal conte di Luna in Trento, che si levasse il decreto del Proponentibus legatis; onde, saziato di tanta molestia, scrisse alli legati che si proponesse in congregazione di sospenderlo. Ma il Cardinal Morone alli ambasciatori, che dell’ordine venuto dal pontefice gliene fecero instanzia, rispose che non era per assentirvi mai, e piú tosto che condescender a tal dechiarazione desiderava che Sua Santitá lo levasse. Questa risposta, data senza partecipar con gli altri legati, aggionta ad altre cose che quel cardinale aveva risoluto solo, li posero in gelosia, come che s’innalzasse troppo sopra gli altri, parendo loro che se ben aveva distruzione a parte, non dovesse però eseguirla senza avvisargli prima e comunicargli intieramente tutte le cose, almeno nell’esecuzione.

Nella congregazione delli 21 giugno fu letta la risposta da far al presidente Birago, formata dalli legati e dal Cardinal di Lorena, la qual passò senza nessuna discrepanzia; e poiché non era presente, che potesse essergli intimata in voce, se gli mandò dietro in scrittura. E fu deputato Adamo Fumano per secretario aggionto al tilesio, il qual continuava nella sua indisposizione.

Ma durando tuttavia, anzi piú tosto accrescendosi, le differenzie sopra li capitoli dell’instituzione de’ vescovi e del-