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l'istoria del concilio tridentino |
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congregazione generale, nella quale propose il Cardinal Morone
se piaceva a’ padri che nel capo della residenzia e in quello
che tratta dell’etá delli ordinandi si facesse menzione delli
cardinali, e nel particolare dell’etá. Furono pochi che consentissero, discorrendo la maggior parte che non nasce occorrenzia di far cardinali giovani se non principi, in quali non si ha
d’attender all’etá, perché in qualonque modo onorano l’ordine
ecclesiastico; e però che era fuor di proposito, dove non era
abuso, far decreto. Ma nel particolare della residenzia la maggior parte fu di parere che si nominassero, contradicendo però
alcuni con dire che questo sarebbe un approvare che li cardinali avessero vescovati, e per consequenza un approvare le
commende; il che non era giusto di fare, ma piú tosto lasciare
che la loro conscienzia riconoscesse di non esser esenti dal
precetto generale, che con nominarli approvar doi abusi insieme: la pluralitá di benefici e le commende. Trattati poi alcuni
altri particolari di poco rilievo, e conclusi, fu letto di novo
tutto quello che si dovesse nella sessione pubblicare, dicendo
il parer loro li padri con la sola parola placet. Alcuni spagnoli e alquanti italiani risposero che non li piaceva, e in
tutto furono al numero di ventotto; gli altri tutti, in numero
centonovantadue, consentirono: e in fine concluse Morone che
si sarebbe fatta la sessione. Ringraziò li padri che avevano
accettato li decreti, ed esortò gli altri ad unirsi con loro; e
pregò il conte di Luna a far buon officio con li suoi prelati,
acciò, vedendo l’universal concorso di tutto il concilio in un
parere, non volessero dissentire. Di che parlando piú specificatamente con lui dopo la congregazione, gli promesse che,
ogni volta che si fosse dechiarata la potestá del papa secondo
la forma del concilio fiorentino, si dechiarerebbe anco la instituzione de’ vescovi esser de iure divino. Li prelati spagnoli,
essendosi il medesimo giorno, la sera, congregati in casa del
conte, dopo molti discorsi, fondandosi sopra la promessa che
dal cardinale era fatta al conte, conclusero di accettar ogni
cosa.