Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. III, 1935 – BEIC 1917972.djvu/299

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libro ottavo - capitolo vi


egli averebbe fatto ufficio sí che lo stato averebbe avuto sodisfazione, era per riuscir cosa di qualche gran momento.

Il pontefice, vedute le risposte dagli ambasciatori date alli capitoli dalli legati proposti, tanto piú si confirmò che bisognava metter fine al concilio, altrimente qualche gran scandolo sarebbe seguito; e aveva per leggeri li inconvenienti preveduti, e dubitava di qualche maggior impreveduto; ma vedendo la difficoltá di metter fine senza terminar le cose per che il concilio era congregato, se li principi non se ne contentavano, deliberò di far ufficio di questo con tutti. Scrisse di ciò alli nonci suoi in Germania, Francia e Spagna; ne parlò con tutti li ambasciatori residenti appresso di sé, e anco con quelli dei principi d’Italia. E usava questo concetto: che a chi l’avesse aiutato a finir il concilio sarebbe piú ubbligato che se avessero fatto assistenza con le arme in qualche gran bisogno. Alli legati rispose che voltassero la mira principale a finir il concilio, e a questo fine concedessero tutto quel che non si poteva negare per ottener questa intenzione, s’admettessero manco cose pregiudiciali che possibile fosse; che alla prudenza e forza loro, che erano nel fatto, rimetteva il tutto, purché al concilio fosse posto quanto piú presto fine.

Ma li legati, dopo aver considerato insieme con alquanti prelati le proposte delli ambasciatori sopra la riforma, e a loro instanzia tralasciati sei delli capi proposti, e ridottili a trentadue, il dí 21 agosto li diedero alli prelati per parlarne sopra. Il Cardinal di Lorena fece congregazioni particolari de’ francesi per esaminarli, il che era con sodisfazione delli legati, non solo perché erano certi che egli camminava con la medesima intenzione di loro, ma anco essendo desiderosi d’accordarli a comun satisfazione, prima che se ne parlasse in congregazione generale; e diedero cura alli arcivescovi d’Otranto, di Taranto e vescovo di Parma che, ciascuno d’essi separatamente nelle proprie case congregati li loro aderenti, li esaminassero, e intendessero quello che sarebbe di sodisfazione comune. E continuandosi in questo piú giorni, tra li spagnoli e altri italiani non chiamati fu mormorato assai, e fatto ammutinamento per opporsi.