Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. III, 1935 – BEIC 1917972.djvu/415

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nota 409


a Venezia, dove rimase circa un anno, avendo occasione di frequentarvi il Sarpi, col quale giá prima aveva tenuto relazione epistolare. Fu allora che il Sarpi diede a leggere, per averne un giudizio, la sua Istoria al De Dominis, il quale ne approfittò per trarne o farne trarre copia. Partito improvvisamente da Venezia, dopo un breve soggiorno in Svizzera ed in Germania, fissò la sua dimora a Londra, dove passò apertamente al protestantesimo, facendo pubblica abiura dell’avita fede nella cattedrale di S. Paolo1.

    trina, in prudenza, in valore, in pietá e religione, a nissuno secondo e a tutti primo. Faccia la serenissima Maestá vostra conto ch’io le porgo un Mosé cavato dall’acque, per miracolo di Dio non sommerso (e pure ad essere sommerso dal suo genitore per l’onor del papato, i cui arcani vedeva quivi discoperti, o pure per li soliti pericoli e terrori, era destinato). Eccolo nelle braccia di V. M. assecurato, acciocché dalla pietá sua e santo zelo allevato, possa uscir al mondo per aiutar a liberare i popoli di Dio dalla tirannide di quel Faraone, che con li ceppi anco di sí sregolato e fallace concilio li tiene in cruda servitú oppressi. Goda la Maestá vostra con quel suo purgatissimo giudicio questa veramente onorata opera, con la quale penetrará nell’alto mistero perché la corte romana non abbia mai voluto lasciar vedere agli occhi umani gli atti di quel concilio, ma li tenghi sotto mille chiavi nascosti, dopo d’avere con esquisitissimi artifici annichilati in gran parte li documenti che di questo concilio si ritrovavano nelle mani de privati, e in molte librarie vecchie de prelati e altri personaggi ch’in quello presenti si ritrovorono; laddove con ogni minutezza istorica gli atti di tutti quasi gli altri universali concili si palesano: e di questo concilio altro non si pubblica che li nudi decreti, in Roma piú ch’in Trento fatti. Scorgerá la Maestá vostra da questa nobilissima ed esquisitissima Istoria molti arcani profondi del papato. E io, che sono il portatore di questo sì pregiato dono, andarò gioiendo che mi si sia presentata sì bella occasione di mostrare a V. M. che non solamente con le mie, ma anco con l’altrui fatiche desidero impiegarmi tutto a servirla. Riceva ella consolazione ch’in Italia, dal papato in lei nato e stabilito tutta oppressa, si trovino nondimeno ingegni inimici delle infami adulazioni verso il papa, e amici della veritá, la quale in quest’opera, intorno al fatto del concilio tridentino, con tanta sinceritá si va scoprendo. Dio conservi la serenissima Maestá vostra a!!i suoi regni e alla santa Chiesa universale, per molti anni sana, prospera e felice, e le dia forza e opportunitá di dimostrare in fatti d’essere di lei e della sua vera fede vero e fervente defensore. — Della serenissima Maestá vostra — servo infimo, M. Ant. dk Dominis Arciv. di Spalatro. — Dalla casa di Savoia il primo di gennaro 1619.» — Sulla datazione «dalla casa di Savoia», v. il Luzio, nello scritto piú innanzi ricordato.

  1. Interessante quanto si legge in un dispaccio londinese (5 luglio 1619) del cav. G. B. Gabaleone al Duca di Savoia, «V. A. dovrá giá esser stata avertita come qua si truova fuggito d’Italia l’Arcivescovo di Spalato et che da questo Re fu ben visto et meglio trattato d’honori e di trattenimenti, havendoli donato il decanato della Chiesa di Vinsor, che li vale circa 3 m. scudi, et di piú per sua abitazione in Londra parte del Palazzo che si chiama Savoia. Questo prelato disprettato nel principio dete gran opinione di sé presso il Re et alli Vescovi e persone dotte di questa Corte. Dipoi volendo manifestare il suo ingegno e dottrina si messe a