Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. III, 1935 – BEIC 1917972.djvu/51

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libro settimo - capitolo iii


del concilio non fosse certa, il giusto voleva che la prima cosa, quando del 1545 fu questo concilio congregato, si fosse ventilata questa materia, e deciso qual fosse l’autoritá del concilio, come nelli fòri si costuma che nel primo ingresso della causa si disputa e si decreta se il giudice è competente, acciò non sia opposto in fine alla sua sentenzia nullitá per defetto della potestá. Li protestanti, che ogni occasione pigliano per detraere e ingiuriare questa santa sinodo, non potranno aver la piú apposita, quanto che ella non sia certa della propria autoritá. Concluse che guardassero ben li padri quello che risolvevano in un punto che, risoluto per la veritá, stabilisce tutte le azioni del concilio, e per il contrario, sovverte ogni cosa.

Finirono tutti li padri di parlar in questa materia il giorno 19 ottobre, eccetto il padre Lainez, generale dei gesuiti, il quale dovendo esser l’ultimo, fu ordinato studiosamente che quel giorno non si ritrovasse in congregazione, per darli comodo di poterne occupar una egli solo. Del che per far intender la causa, conviene ritornar alquanto indietro, e raccontare che, quando da principio fu messo in campo la questione, pensarono li legati che solamente si mirasse ad aggrandire l’autoritá dei vescovi con darli maggior reputazione. Ma non fu finita la seconda congregazione, che dalli voti detti e dalle ragioni usate s’avviddero ben tardi di quanta importanza e consequenza fosse, poiché s’inferiva che le chiavi non fossero a solo Pietro date, e che il concilio fosse sopra il papa; e si facevano li vescovi uguali al pontefice, al quale non lasciavano se non preeminenza sopra gli altri; che la dignitá cardinalizia superiore alli vescovi era a fatto levata, e restavano puri preti o diaconi; che da quella determinazione si passava per necessaria consequenza alla residenza, e s’annichilava la corte; che si levavano le prevenzioni e reservazioni, e la collazione de’ benefici si tirava alli vescovi. Era notato che pochi giorni inanzi il vescovo di Segovia aveva ricusato di ricever ad un beneficio della sua diocesi uno provvisto da Roma; le qual cose sempre piú manifestamente si vedevano, quanto alla giornata s’aggiongevano novi voti e nove ragioni.