Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/168

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108 lettere di fra paolo sarpi.

a tenerci in freno affinchè non usciamo dai limiti, ma ancora per usurparsi ogni giorno qualche cosa del nostro; e in secondo luogo, perchè è abitudine di questa Repubblica di astenersi dalle novità, comecchè necessarie.

Ho veduto il giuramento prestato al re dall’arcivescovo di Lione, e vi ho avvertito che vi si giura la debita fede in ragione della persona, delle città, de’ castelli, e in fine si aggiunge altri dominii. Io la prego a dirmi nella prima sua lettera, se con quel nome si comprendono anco i possessi ai quali non vada unita alcuna giurisdizione; perciocchè pochi de’ nostri vescovi hanno luoghi con giurisdizione.

Ho veduto tutti i libri che ha recati il signor Biondo, e mi trovo oltre di quelli un libretto stampato a Parigi (senza il nome dell’autore), il quale sommariamente contiene quasi tutti i privilegi della chiesa gallicana. Questo mi ha recato un grandissimo vantaggio. Tutti, però, i libri che trattano di questo argomento, trasandano molte cose che costì sono, come io credo, notissime per essere in uso; ma che a noi sono ignote. Per questo, intorno alle Costituzioni dei pontefici io ho appreso dalle lettere di V.S. più assai che dalla lettura di tutti i libri; e quindi ne so a Lei, eccellentissimo Signore, il maggior grado. Prego Dio che gliene renda, per siffatta premura, una copiosa mercede.

Stia sana.

Venezia, 2 settembre 1608.