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lettere di fra paolo sarpi. 117

XXXV. — Ad Antonio Foscarini.1


Resto ammirato come la mia lettera mandata per Anversa, non sia capitata a V.E., essendo congiunta con altre lettere di principi di Germania: tuttavia, ella era scritta in tal maniera, che nessuno se ne potrà valere: non aveva neppure una parola intelligibile. Io sarò all’avvenire più cauto, e senz’alcuna fermezza di ricapito, non scriverò mai.

Il consiglio dell’ambasciador di Savoia mi par molto savio, in voler vedere prima quello che faranno gli Spagnuoli; ma Savoia mi par molto savia, perchè può sperare di dar le sue a chi riceverà pel suo ambasciadore. Io vengo avvisato che il nunzio non solo è congiuntissimo con l’ambasciadore di Spagna e che trattano insieme, ma che anche macchinino contro Venezia; e lo credo, poichè tra ’l papa ed i senatori, mostrano chiaramente che que’ di Roma faranno tutto il male che sapranno. Ho sentito essersi pubblicata la intelligenza ed indivisione del papa e re di Spagna, e mi piace; e nessuna cosa è più utile pel Senato, quanto essere persuaso di questo. Ma è gran meraviglia che stia così lungamente segreto quello che l’ambasciadore di Spagna propone a Francia.

La partita di Fra Fulgenzio non è perdita; non merita d’esser considerata nè stimata, ma bene il modo com’egli è trattato di là. Certa cosa è che il papa lo spesa con tre servitori; che gli dà udienze, e lunghe; e già due settimane, essendo esso Fra


  1. Fra le stampate in Capolago (1847), pag. 142.