Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/197

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lettere di fra paolo sarpi. 137

gior parte degli uomini si lamenta perchè il pontefice non ispiega tutto il suo potere: ora, di questi, taluni sono, per vero dire, mossi dalla superstizione, ma i più dalla propria utilità. Imperciocchè il pontefice elargisce in Italia tutti assolutamente i benefizi, che sono a Lui riservati secondo le regole della Cancelleria, le quali sono aumentate a segno, che nulla omai più rimane a’ conferenti ordinari. Per ciò che spetta ai principi della Spagna, che tengono il primo luogo e comandano al papa, costoro accrescono, per quanto possono, l’autorità di lui, perchè col suo mezzo mantengono con più agevolezza sotto il loro giogo una generosissima nazione. Il duca degli Allobrogi,1 vicino alla Francia, si serve spesso del gius francese; mentre gli altri Italiani per una gran parte ignorano ciò ch’egli vada facendo. I restanti principi dipendono dagli Spagnoli, e per soprassello hanno in famiglia cardinali e prelati, i quali operano nelle chiese a tutto lor placito. Per aver noi qui in Venezia osato di sottoporre a Dio la potestà pontificia, siamo riputati eretici e abbiamo la esecrazione sulle nostre teste. Veramente con molta accortezza V.S. eccellentissima ha pronunziato: «Sarebbero stolti i pontefici se non agguantassero quello che la pazienza vostra ha loro conceduto.» Non di meno; uno solo è l’infortunio che ci torna a vantaggio; ed è che i parenti ed i servi dei pontefici badano piuttosto ad accumularsi un ricco patrimonio, che ad estendere la potestà di quelli. Per ciò che concerne il Senato veneziano, V.S. non lo creda scelto da un gran regno, com’è il Senato di Parigi,


  1. Cioè, il duca di Savoia.