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148 | lettere di fra paolo sarpi. |
eleggere il Palatino: prima vogliono che le fortezze abbino capitaneo e presidio ungaro; che li ecclesiastici siino esclusi dal governo politico; che li Gesuiti escano del regno; e quello che più che tutto importa, essere protettori dell’Austria.
Bisogna ben dire che quantunque delli moti eccitati da queste furie alcuno riesce a loro, molti ancora li tornano tutti in capo. Se la cosa di Donawert sarà vera, chè qua per ancora non ci è questo avviso, essa ancora susciterà qualche altro inconveniente.
Non m’avvedeva che passo li termini dell’onesto in occuparla: però farò fine, e le bacio la mano; il che fa ancora il nostro Fulgenzio.
- Di Venezia, il 25 novembre 1608.
XLII. — A Filippo Duplessis Mornay.1
Mi è noto già da gran tempo come alla S.V. nobilissima stia strettamente a cuore la cristiana
- ↑ Pubblicata in latino, nella Corrispondenza di F. Duplessis Mornay, edita in Parigi a cura del signor d’Augius, nel 1822. Per non contrapporci al parere di erudite persone, diamo luogo a questa Lettera tra quelle del Sarpi; contentandoci di avvertire com’essa non porti, come altre simili, l’indicazione: de Padre Paulo, ma: de Carl. Pauli; e in quanto alla presente, non sia datata da Venezia, ma invece da Parigi.
Di Filippo de Mornay, signore di Plessis-Marly, sarebbe da parlarsi lungamente, ove si trattasse di tessere una sua qualsiasi biografia. Fu capitano, governatore, letterato e teologo di segnalata fama e valore. Addetto fin dai primi anni alla Riforma, fu da’ suoi correligionari soprannominato: il papa degli Ugonotti. Si oppose quanto potè alla conversione di Enrico IV, sotto il quale fu con-