Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/215

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lettere di fra paolo sarpi. 155

loro è paruto molto: in questo non può passare così; chè il pubblico, in quest’occasione, sebbene perda poco, atteso le persone che sono fuggitive, perde molto appresso il mondo, a vedere che i preti siano sufficienti di fargli ribellare i suoi. Appresso i sudditi anco perde, perchè concludono di qua essere stati ingannati, e che non si abbia predicato e scritto per coscienza; ed in qualche occasione futura non sarà creduto ai religiosi che parleranno per la causa della Repubblica, ma si dirà che parlano per interesse, ad esempio di noi altri, che poi ci abbiamo ritrattato e conosciuto d’aver parlato contro la propria coscienza; nè il popolo crederà più a nessuno. Va anco attorno certa fama, nutrita con artifizio stupendo da’ nostri avversari: che la Repubblica abbia grata la fuga di questi suoi servitori, per liberarsi dalla spesa degli stipendi e dal sussidio della protezione, sebbene in apparenza mostri averne dispiacere; la quale fama è con poca riputazione del principe, e move quelli che restano ad imitare i fuggitivi. Per tutte queste cose, considerato il solo utile, bisogna credere che, adoperando gli avversari ogni industria ed arte, non lasciando pietra che non movano per aver tutte queste persone (imperocchè tutte sono per diverse vie sì trattate, che reputano che l’impresa sia di molta loro utilità, e, secondo la regola, basta a conoscere che ad uno importi il vedere che ’l suo nemico lo stima); per queste cause e per molte altre, vien pensato dalle persone prudenti che dovrebbe il principe fare qualche dimostrazione, la quale fosse per esempio a chi sino ad ora resta, e fosse di mortificazione a’ nemici. Non so quello che si farà; ma ho voluto scrivere tutta questa dicería