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lettere di fra paolo sarpi. 199

LVIII. — Al signor De l’Isle Groslot .1


L’esemplare della confessione che V.S. mi manda, m’è grato, e in particolare per quel 31° articolo; e quantunque tanta diligenza sia stata fatta per estinguere il libro, non dubito che non sia per vivere: anzi questa è la maniera di dar credito ad un’opera;2 e sarà come il successo di Bartolommeo Borghese (se non è eresia darli tal cognome3), che con bruciarlo, li hanno dato più fama e più nome.

Nel quesito che V.S. mi propone, mi sono alcune volte travagliato; e sempre che ho considerato le parole di san Giovanni allegate da lei, mi è paruto che quel nome dovesse esser comune di molti, e per antonomasia di uno: ma se quell’uno fosse per dover trovarsi realmente, o pur se fosse una opinione volgare senza fondamento, il luogo mi pareva non abbastanza chiaro, ma capace di ambe le esposizioni. Ai Tessalonicensi, pare (sebbene non sotto quel nome) che un tal particolare sia pronunciato apertamente: con tutto ciò non mi basta per risolvermi, imperocchè non è fatto chiaro se quel tale sia un uomo individuo, o una quantità d’uomini. In quest’ambiguità resto ancora, nè ho trovato altra persona che riscontrasse nelli miei pensieri se non V.S. Alla quale dirò bene, che il moltiplicar articoli di fede, e specificar come soggetto di quella cose non specificate, è un dar nelli abusi


  1. Tre le raccolte e pubblicate Ginevra, pag. 133.
  2. Rileggasi al principio della Lettera LV.
  3. Ironicamente, perchè tale era in quei giorni il cognome del papa regnante.