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lettere di fra paolo sarpi. 207

il papa conferillo in commenda a quel suo nipote cardinale. Il quale nascosamente, e senza lettere del principe (lo che contrastava all’uso), ne tolse anche possesso per via di procuratore, unito a un notaio mandato di Ferrara, per quanto si seppe dappoi, che alla cheticella entrando in chiesa vuota di persone, ne toccò la porta e la piccola campana. Ciò saputosi, un monaco di quella congregazione s’immise anch’esso in possesso, fra la gioia grandissima dei molti accorsi; e celebrò messa in abiti pontificali. Il principe non ha fatto valere ancora la sua autorità. Su quello che interverrà, tenebre. Gli ultra-clarissimi danno a pronosticare qualche cosa di magno. Sulle quali cose ho scritto a V.S. alla distesa, pensandomi che siensi travisate costì.

Il principe di Sarmarcanda, dalla S.V. eccellentissima delineato, che comanda ai Tartari appellati Zagatai, e ha vasto dominio in oriente e settentrione, si chiama Orbec. Il qual vocabolo è turco e suona gran signore. Se nel linguaggio di quei popoli appellisi Mogol, io non so; e non so pure il nome delle stesse genti. Geselbi gli chiamano i Turchi pe’ negri turbanti; tal voce infatti significa: nero capo. Chiselbi i Persiani, che vuol dire: capi rossi. Le notizie che detti sulla guerra e la vittoria, sono accertate; poi nient’altro si seppe.

Desidero che la V.S. eccellentissima goda buona salute, e mi porga il modo a darle qualche segno di gratitudine. Moltissimi saluti di rimando ai signori Gillot e Casaubono.

Venezia, 17 febbraio 1609.